Colpi di Penna - Recensioni di libri: Lo scafandro e la farfalla - Jean-Domininque Bauby

mercoledì 13 marzo 2019

Lo scafandro e la farfalla - Jean-Domininque Bauby


Lo scafandro del corpo
non impedì alla farfalla dell'anima
di uscire e comunicare

Genere: Storie vere, biografie
Editore: Ponte delle Grazie
Pagine: 125
Listino: €13 (sconti fino al 25%)


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Un giorno qualsiasi, dell’ormai lontano 1995, la vita del giornalista Jean-Dominique Bauby cambia per sempre. Un ictus lo manda in coma, ma le cose andranno ancora peggio una volta sveglio… La sindrome di cui si ritrova affetto si chiama “Locked-in” ed indica la condizione in cui una persona, perfettamente lucida nel pensiero, è bloccata completamente nelle sue funzioni motorie. Bauby non può più muoversi, non può parlare né scrivere, non può mangiare da solo, non può nemmeno respirare senza aiuto. Il corpo è diventato una prigione e la tortura peggiore è che la mente sa tutto, sente tutto, è intrappolata e non ha via d’uscita.

Questa storia vera è stata scritta proprio da Bauby dopo aver sviluppato questa spaventosa sindrome. Vi starete chiedendo come ha fatto. Beh, con un po' di aiuto, tanta pazienza e costanza ed una forza di volontà senza precedenti. Un infermiere, suo collaboratore, gli recitava le lettere dell’alfabeto e Bauby lo bloccava su quella che serviva, battendo la palpebra dell’occhio sinistro (l’unica parte del corpo che ancora poteva controllare). È impressionante pensare che ogni pagina del libro che stai leggendo, ogni parola, ogni singola lettera, siano state scritte così, con questa modalità lunga e faticosa, ma senz’altro ingegnosa. Bauby ci racconta della sua vita, in una sorta di autobiografia, ci parla dei suoi parenti e del rapporto che ha avuto con i suoi cari, ci racconta la malattia, il dolore, le difficoltà, la rabbia, ma anche la speranza. Sì, perché nonostante tutto c’è anche un bel messaggio di speranza nelle sue parole. La frase: “Lo scafandro del corpo non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare” è la mia preferita dell’intero libro. La metafora è calzante: il corpo è immobile come se fosse in uno scafandro, ma la mente può viaggiare libera come una farfalla, può uscire da quella prigione. È così che lui ha scritto la sua storia, è così che ha viaggiato nel passato e ha ricostruito la sua vita, ed è così che si è lasciato consolare dalla fantasia.

Ho conosciuto la storia di Jean-Dominique Bauby grazie al film della sua vita. Mi colpì così tanto che subito comprai il libro. Per me era anche un modo per rendere onore alla sua forza d’animo e al suo impegno. La lettura non è certo delle più leggere, questo è innegabile, ma lui riesce ad essere anche scherzoso e sarcastico quando vuole e ciò può aiutare ad alleggerire un po' la situazione. Bauby morì, per una complicazione cardiaca legata ad una polmonite, nel 1997, dopo appena dieci giorni dalla pubblicazione del suo romanzo, ma per me, per noi, vivrà per sempre. Lo si può immaginare, ogni tanto, quando incrociamo lo sguardo con una farfalla che volteggia nell’aria. Libera.
Simona Demuru

      

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