Colpi di Penna - Recensioni di libri: Le Città Invisibili - Italo Calvino

mercoledì 15 settembre 2010

Le Città Invisibili - Italo Calvino

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Italo Calvino
Mondadori, 1996
p.224

***
"Le città invisibili" nasce come una serie di resoconti di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan, Imperatore dei Tartari. Ma il libro non si basa sui veri viaggi intrapresi da Marco Polo, si muove piuttosto lungo la scia di città immaginarie, fantastiche, particolari. Sono città della mente e questo è chiaro anche ai due protagonisti: “forse le città di cui parliamo esistono solo nella nostra mente”. Le città invisibili nascono un poco alla volta, da sensazioni, immagini, stati d’animo. Ogni stato d’animo da vita ad una città, ad una sua immagine o forse un suo sogno immaginario. Ogni città ha una propria identità: che siano esse di materiali pregiati o di stracci e gusci d’uova, sono vive, ognuna appesa al suo particolare carattere che la distingue dall’altra.
"Che cos’è oggi la città per noi? Penso d’aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città.” diceva Calvino durante una conferenza. Città che si perdono, città che si sgretolano o rinascono. Città che han paura di se stesse e creano modi per sfuggire a quel che erano ieri. Città di detriti, di simboli parole morti e memorie. Città che sono il sogno delle nostre morenti città.

Attraverso la voce di Marco Polo, apprendiamo di città sospese in cielo, o città minuscole che nascondono dentro altre città concentriche. Città impossibili. Città che vivono grazie ai racconti di Polo all’imperatore dei Tartari, in cerca di un ordine che gli permetta di avere il controllo del suo vasto impero. Kublai capirà che l’ordine sta nell’equilibrio di differenti disordini, senza arrivare mai a comprendere né quanto fosse vasto il suo impero né quale forma avessero le sue città. Né tantomeno se questo esista davvero o se sia solo un qualcosa esistente nella mente. Un affascinante diario di viaggio, impossibile, invisibile, intangibile eppure quasi reale nelle sue minuziose sfumature, negli odori suoni colori; sfumature che diventano sogno ingoiando palazzi, strade, persone. Forse sono tanti sogni di città ideali, città che vorremmo o non vorremmo conoscere; magari, sono solo città possibili, città che saranno o che furono. O ancora, sono la città che abbiamo dentro, che ricordiamo nelle altre, in tanti piccoli aspetti. Sempre la stessa che si ripete infinite volte in tante piccole varianti.
Il libro si compone di 9 capitoli. Ogni capitolo è aperto da un dialogo tra Polo e Kublai Kan. Le città sono 55: ognuna avente nome di donna e rientrante in una determinata categoria: Le città e la memoria, Le città e il desiderio, Le città e i morti, Le città e gli scambi, Le città e i nomi, le città sottili, le città e gli occhi, le città continue, le città nascoste, le città e il cielo. Perché di questo sono fatte le città e non di semplici cinta murarie.

- "La città per chi passa senza entrarci è una, e un’altra per chi ne è preso e non ne esce; una è la città in cui s’arriva la prima volta, un’altra quella che si lascia per non tornare; ognuna merita un nome diverso"
(da Irene, prima città del capitolo VIII)
A.G.

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