lunedì 31 gennaio 2011

Vita d'un uomo - Giuseppe Ungaretti




Vita d'un uomo è il titolo che Ungaretti stesso ha scelto per la sua opera complessiva. In questo volume, composto da 106 poesie scelte da tutte le sue raccolte, è ben chiara la traiettoria e dell'uomo, e del Poeta Ungaretti. Sono versi dotati di una rara forza, palpitanti di un'emozione profonda, intima e pura, che scavano alla ricerca e riscoperta di valori essenziali. V'è di formidabile l'esattezza della pausa, l'uso sapiente della virgola, la perfetta esaltazione poetica di ogni singola parola.
La poesia di Ungaretti può essere scomposta in tre parti. La prima, ricca di significatività emotiva ed essenziale nello stile, segna la riscoperta della parola. Sono le poesie contenute in "L'allegria", nelle quali Ungaretti riscopre la parola sola, umile, spoglia dei contorni retorici e magniloquenti dell'epoca, ma ricca di sincera emotività. Sono i versi dell'Ungaretti soldato che assiste alla violenza, al massacro in trincea, alla perdità dell'umanità, esperienza che segna la vita sua esaltandone la vocazione poetica. Poesie che brillano di semplicità, colme di tensione e pienezza che riempono lo spazio bianco cornice di brevità poetica.

Stasera

Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia.

La seconda fase è quella che segna la riscoperta della frase. Sono le liriche de "Sentimento del Tempo"; l'incisiva espressività della parola singola si lega ora a dei versi più complessi, i quali si potrebbero isolare senza che perdano significato e valore: ognuno vive di sé e con altri si completa e integra. I temi sono quelli del tempo e della morte.

LAGO LUNA ALBA NOTTE

Gracili arbusti, ciglia
Di celato bisbiglio...
Impallidito livore rovina...

Un uomo, solo, passa
Col suo sgomento muto..
Conca lucente,
Trasporti alla foce del sole!

Torni ricolma di riflessi, anima,
E ritrovi ridente
L'oscuro...
Tempo, fuggitivo tremito...

La terza fase che si apre con "Il dolore" e prosegue in maniera unitaria in "Un grido e paesaggi", "La terra promessa", "Il taccuino del vecchio", è segnata dal dolore per la morte del figlio. È un momento di profonda meditazione che porta il poeta a riflettere sul destino dell'uomo con malinconia e distacco: Ungaretti non reinventa il linguaggio, se ne serve come uno strumento affinato negli anni e già collaudato dall'esperienza.

Vita d'un uomo è dunque un'antologia che raccoglie e traccia il sentiero di un'evoluzione poetica e umana: 106 poesie ingoiate a piccole gocce, distillate a volte in singole parole che tuttavia non tolgono di significato al sentimento, bensì gli donano pienezza, un'intimità quasi muta che tende all'emozione pura, spingendo il cuore a comprendere la grandezza delicata con la quale sono rivestiti spesso il dolore e la vita, non d'un uomo soltanto, ma di tutti gli uomini.


VOLARONO

Di sopra dune in branco pavoncelle
Volarono e, quella sera, troppo vitrea,
Si ruppe con metallici riflessi
A lampi verdi, turchini, porporini,
Pavoncelle calate qui,
In Sardegna svernato, l'altro giorno.
Le odo, mentre camminano non viste,
Che, frugando se capiti un lombrico,
Per non smarrirsi, di già è buio, stridono.
Tornate al nido, all'alba domattina,
Lo troveranno vuoto,
E la prima dozzina di ovetti
Scovati ("Zitti!" "Piano!") dai monelli,
Si porta in bicicletta a Guglielmina,
È primavera. 

Recensione a cura di Alessandro Giova

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lunedì 10 gennaio 2011

Le relazioni pericolose - Choderlos de Laclos Pierre

Le relazioni pericolose



Le relazioni pericolose
Choderlos de Laclos Pierre
Giunti Editore, 2006
€7,90

***

Romanzo epistolare del 1782, Le relazioni pericolose è considerato uno dei capolavori della letteratura francese; seppur bandito e messo sotto accusa, può vantare tra le sue lettrici la regina Maria Antonietta.
Le lettere ricostruiscono le relazioni tra due libertini, il Visconte di Valmont e la Marchesa i Merteuil, e altri personaggi ingenuamente usati per la macchinazione dei loro piani. La crudeltà, il perseguimento ostinato della vanità e della gloria sociale sono il nucleo portante attorno cui ruotano tutte le vicende.
La lettura di queste corrispondenze può essere un vero spasso, in quanto risponde all'eterna voglia di pettegolezzo, immancabile vezzo del vivere umano: falsità, doppi e tripli giochi, cattiveria e voglia d'affermazione, maldicenze, invidia, vendetta. Lettera dopo lettera viene gettata via la maschera dei costumi dell’alta società, lasciando emergere il fetore di rapporti vuoti e opportunistici; ma questo è un romanzo universale che può essere trasposto al presente: passano i secoli, gli uomini girano in auto e non più in carrozza, ma un’infinità di messaggi, lettere o mail circolano anche oggi e chissà quali sono gli oggetti di tali missive. Se, dunque, da un lato lo spasso del pettegolezzo prende forte e stimola il lettore, dall'altro l'amara constatazione di un sistema fallace mirato solo a conquistare prestigio sociale e screditare gli odiati corrispondenti, riempie di un'angoscia ancora oggi poco digeribile.
Leggere questo libro è come mettersi in guardia su quanto, anche nel nostro tempo fatto soprattutto d’esaltazione dell’immagine, possa essere pericolosa l’egoistica vanità. Non a caso “La vanità è nemica della felicità”, avverte la signora di Merteuil, apparentemente inviolabile e invincibile tessitrice dei giochi.
Le carogne però tornano sempre a galla, così come la cattiveria dispensata con tanta scaltrezza torna inevitabilmente indietro: nemmeno il più astuto prestigiatore può resistere al flusso della corrente che trasporta a riva le carcasse. Non ci sono allora né vincitori, né vinti: i buoni soccombono nel dolore del tradimento e nulla può ripagare la fiducia tradita, nemmeno la vendetta del destino; i vanitosi “cattivi” hanno pene amare da pagare: la perdita di un onore costruito unicamente sulla pelle altrui.
Non rimane come unica vincitrice che la crudele vanità, sempre pronta a corrompere nuove anime.
Recensione a cura di Alessandro Giova


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