Colpi di Penna - Recensioni di libri: Fiori per Algernon - Daniel Keyes

mercoledì 10 aprile 2019

Fiori per Algernon - Daniel Keyes

“Ho imparato che la sola intelligenza non significa un corno di niente. Qui nella sua università, l'intelligenza, la cultura, la conoscenza, sono diventate tutte grandi idoli. Ma io so adesso che vuoi tutti avete trascurato una cosa: l'intelligenza e l'educazione che non siano temperate dall'affetto umano non valgono nulla”

Genere: Fantascienza
Editore: Tea - pagine 314
Listino: €11 (scontato fino a -15%)

Acquista online 




Tra le mie grandi passioni ci sono i film e le serie tv. Un’altra grande passione, che mi accompagna da quando sono bambina, è quella per l’Asia. Quando ho scoperto i drama, allora, mi si è aperto un mondo. I drama (o dorama in giapponese) non sono altro che telefilm. Perché vi sto raccontando questa cosa? Perché il libro protagonista di oggi l’ho scoperto proprio grazie ad un dorama giapponese. Mi sono appassionata così tanto che, come ormai spesso mi capita, ho comprato il libro appena ho finito l’ultimo episodio. Ci sono, ovviamente, delle differenze, ma anche il romanzo mi è piaciuto molto.

Siamo di fronte ad una storia molto originale e particolare. Si segue la strana situazione in cui si viene a trovare un inserviente con ritardo mentale, Charlie, che viene sottoposto ad un procedimento sperimentale per aumentare l’intelligenza. Charlie è la prima cavia umana di alcuni scienziati che finora hanno lavorato solo con animali e che, in effetti, hanno ottenuto risultati strabilianti: hanno praticamente triplicato l’intelligenza di un topino di laboratorio (Algernon, che regala il nome all’opera).L’operazione riesce bene, Charlie diventa sempre più intelligente, supera in astuzia prima Algernon e poi gli umani (compresi gli scienziati) fino a diventare un vero e proprio genio. La sua vita, inutile dirlo, è completamente cambiata. Attenzione, però, non è tutto oro ciò che luccica! Con la maggiore consapevolezza, Charlie inizia a rendersi conto di tante cose che prima non lo preoccupavano: scopre che le persone che considerava amiche non facevano altro che prenderlo in giro, spaventa gli altri che lo vogliono tenere a distanza, si innamora di una donna ma presto i suoi interessi sono troppo complicati per lei e questo tende a dividerli, si avvede a sue spese che il mondo non è il posto buono e tranquillo che immaginava in passato. Alla confusione di questo periodo si andrà poi a sommare un’altra profonda delusione: si scoprirà che gli effetti dell’operazione sono solo temporanei. Come vivrà, Charlie, la notizia che tornerà ad essere “stupido”? Cosa significherà perdere le proprie idee, le proprie intuizioni, l’eloquenza?


Un elemento particolare di questo romanzo, che tengo molto a sottolineare, è il modo in cui è scritto, un modo che ho trovato molto innovativo. Le vicende sono raccontate in prima persona dal protagonista e le prime pagine sono piene di errori di grammatica e di sintassi. Man mano che la sua intelligenza cresce, i pensieri diventano più complessi ed anche lo stile di scrittura matura notevolmente. Col regredire della sua condizione, invece, Charlie tornerà pian piano a scrivere come prima. Questa trovata è per me quasi geniale. Ammetto che aprire un libro e trovare pagine e pagine scritte in quel modo infantile e sgrammaticato possa far storcere un po’ il naso, magari in alcuni passaggi si fa un po' fatica a starci dietro, ma poi ci si abitua e si impara ad amare anche questo aspetto perché aiuta ad entrare nella testa di Charlie e ce lo rende più vicino.

Il romanzo è del 1966, ma non ha età, anzi lo trovo molto attuale ed interessante. I progressi della scienza, che spesso promette grandi innovazioni e passi da gigante, sono allettanti, ma possono nascondere delle insidie. Il pregio di questo romanzo è proprio quello di farci riflettere su questi aspetti che rischiano di non essere considerati. È facile farsi prendere dall’emozione, ma bisogna sempre considerare anche gli effetti indesiderati. Charlie e lo stesso Algernon sono le prove viventi di ciò che stiamo dicendo e ci esortano a non fermarci mai alle apparenze.

Simona Demuru

      

Nessun commento:

Posta un commento