..addio bel sogno tante volte cullato nei miei più vaghi pensieri di una vita felice. Iddio non volle e il tuo Giacomo, lontano da te si diparte senza la gioia d'un tuo ultimo bacio. T'ho amata, Vittoria, come si ama la persona più cara, ho venerato i te un insieme di virtù che m'avrebbero resa felice l'esistenza. Ma oramai soltanto il ricordo ti rimarrà di chi non disdegnavi di avere come compagno.
Genere: Storia italiana
Editore: Einaudi
Pagine: 245
Pubblicato nel 1952 da Einaudi Editore, Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana, è un copioso volumetto contenente numerosi addii di resistenti e partigiani italiani, scritti tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Un ponte tra passato e presente, tra gli italiani di ieri che hanno lottato con coraggio per un desiderio di libertà e gli italiani di oggi. Ciò che oggi siamo lo si deve anche a quegli eroici italiani che, non solo hanno affrontato il nemico invasore, ma hanno difeso dei valori. Giovani e meno giovani, esponenti di cultura o semplici contadini, diverse sono le estrazioni sociali da cui provengono i giustiziati, ma in tutti è riscontrabile un forte sentimento di libertà; in tutti è rinvenibile l'umano, l'uguaglianza che ci accomuna di fronte alla morte. Non più Re, non più schiavi: soltanto uomini. Uomini a cui altri uomini scelgono di togliere la vita per difendere il proprio potere.
Da queste lettere possiamo imparare molto, non soltanto l'ideale di quei patrioti, i sentimenti ultimi e i legami affettivi, non soltanto le nefandezze di un regime ventennale che non ha risparmiato i suoi stessi connazionali per perpetuare se stesso, possiamo non soltanto aprire il nostro cuore e provare pietà per un condannato, ma possiamo capire di più di noi stessi, del nostro essere uomini, di ciò che andrebbe difeso a costo della vita stessa. Della libertà, di cui oggi ci crogioliamo, dimenticando però coloro che ce la resero macchiata del loro sangue. Di quella stessa libertà che, oggi, lasciamo che ci venga sfilata silenziosamente dalle mani in vari modi, di quella stessa libertà che aneliamo mentre inconsapevolmente ce ne priviamo.
Una testimonianza incredibile di un'epoca storica che non tutti abbiamo vissuto, ma di cui ancora se ne sentono le cicatrici. Un lascito umano che può lasciare disarmati, ma che può valere da esempio per gli italiani di oggi e per gli italiani del futuro, ma anche per gli esseri umani di tutti i paesi e di tutte le epoche. L'esempio di chi non ha tremato, di chi s'è sacrificato, di chi a testa alta ha resistito di fronte all'ingiustizia, di chi ha saputo guardare gli occhi della morte per restare vivo nei secoli.
Genere: Storia italiana
Editore: Einaudi
Pagine: 245
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Pubblicato nel 1952 da Einaudi Editore, Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana, è un copioso volumetto contenente numerosi addii di resistenti e partigiani italiani, scritti tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Un ponte tra passato e presente, tra gli italiani di ieri che hanno lottato con coraggio per un desiderio di libertà e gli italiani di oggi. Ciò che oggi siamo lo si deve anche a quegli eroici italiani che, non solo hanno affrontato il nemico invasore, ma hanno difeso dei valori. Giovani e meno giovani, esponenti di cultura o semplici contadini, diverse sono le estrazioni sociali da cui provengono i giustiziati, ma in tutti è riscontrabile un forte sentimento di libertà; in tutti è rinvenibile l'umano, l'uguaglianza che ci accomuna di fronte alla morte. Non più Re, non più schiavi: soltanto uomini. Uomini a cui altri uomini scelgono di togliere la vita per difendere il proprio potere.
Da queste lettere possiamo imparare molto, non soltanto l'ideale di quei patrioti, i sentimenti ultimi e i legami affettivi, non soltanto le nefandezze di un regime ventennale che non ha risparmiato i suoi stessi connazionali per perpetuare se stesso, possiamo non soltanto aprire il nostro cuore e provare pietà per un condannato, ma possiamo capire di più di noi stessi, del nostro essere uomini, di ciò che andrebbe difeso a costo della vita stessa. Della libertà, di cui oggi ci crogioliamo, dimenticando però coloro che ce la resero macchiata del loro sangue. Di quella stessa libertà che, oggi, lasciamo che ci venga sfilata silenziosamente dalle mani in vari modi, di quella stessa libertà che aneliamo mentre inconsapevolmente ce ne priviamo.
Una testimonianza incredibile di un'epoca storica che non tutti abbiamo vissuto, ma di cui ancora se ne sentono le cicatrici. Un lascito umano che può lasciare disarmati, ma che può valere da esempio per gli italiani di oggi e per gli italiani del futuro, ma anche per gli esseri umani di tutti i paesi e di tutte le epoche. L'esempio di chi non ha tremato, di chi s'è sacrificato, di chi a testa alta ha resistito di fronte all'ingiustizia, di chi ha saputo guardare gli occhi della morte per restare vivo nei secoli.
Alessandro G.
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