Tagore, cantore bengalese, fu scoperto e portato all'attenzione dell'Europa dal poeta Irlandese Yeats, che ne rimase estremamente impressionato. Questa è la raccolta con la quale Tagore s’impose all'attenzione occidentale riscuotendo un notevole successo. In un’Europa scossa da guerra e nazionalismi, come una luce dal buio, Tagore emerge con un messaggio d'amore universale guadagnandosi un crescente apprezzamento che lo porta a conquistare il Nobel.
Nonostante il forte simbolismo, lo stile poetico è semplice e sono molte le poesie che aprono il cuore. Le metafore sono attinte dal mondo della natura, dal quotidiano svolgersi della vita nei villaggi bengalesi. Ad essere scossa è essenzialmente l'anima del poeta, mossa da una continua ricerca di verità: un viaggio, spesso contraddittorio, attraverso i paesaggi interiori tra paura e coraggio, certezze e dubbi.
Intensa si rivela la ricerca di Dio, equilibrio e armonia di tutte le cose e che in tutte le cose si nasconde. A volte sembra che sia lì, con il poeta, in un’amichevole conversazione intorno ad un tavolo. È soprattutto verso Dio che si rivolge l'amore cantato da Tagore, anche se questo si confonde, a volte, in un amore più sensuale nei confronti di una donna. Amore è anche quello che il poeta rivolge alla morte, ultimo atto che segna il distacco dalla vita, dagli affetti, dai piaceri. Morte temuta, ma delle volte anche desiderata, nei momenti bui della sua ricerca, come liberazione dalle pene e dalle fatiche; morte che viene però accettata come fine inevitabile del viaggio esistenziale e preludio all'incontro con Dio.
Il bambino agghindato con vesti principesche
E ingioiellato i collane
Perde ogni piacere nel gioco.
Le vesti lo impediscono ad ogni passo.
Nel timore i rovinarle
O sporcarle di polvere
Si tiene lontano dal mondo
E ha paura di muoversi.
Madre, a niente giova essere schiavi del lusso
Se ci esclude dal benefico contatto con la terra
Se ci priva del diritto di entrare
Nella grande fiera della vita di questo mondo.
***
Dio Mio,
quale divina bevanda vorresti bere
dalla coppa traboccante della mia vita?
Mio Poeta,
è un piacere per te vedere il creato
attraverso i miei occhi
e fermarti alle porta dei miei orecchi
per ascoltare in silenzio la tua eterna armonia?
Io tuo mondo intreccia parole nella mia mente
e la tua gioia aggiunge ad esse la musica.
Come amore ti doni a me
e in me senti poi tutta la tua dolcezza.
***
Il giorno in cui la morte
busserà alla tua porta
che cosa le offrirai?
Porrò davanti alla mia ospite
la coppa piena della mia vita
non la lascerò andarsene a mani vuote.
Tutto il vino più dolce
dei miei giorni d'autunno
e delle mie notti d'estate
tutti i guadagni e le spigolature
della mia vita operosa
porrò davanti a lei
alla conclusione dei miei giorni
quando busserà alla mia porta.
Recensione a cura di Alessandro Giova
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