Colpi di Penna - Recensioni di libri: Alice nel paese delle meraviglie | Attraverso lo specchio - Lewis Carroll

domenica 4 ottobre 2015

Alice nel paese delle meraviglie | Attraverso lo specchio - Lewis Carroll

Alice moriva di noia a starsene suduta con la sorella sulla proda, senza far niente; aveva sburciato un paio di volte il libro che la sorella stava leggendo, ma non c'erano figure né dialoghi, "e a cosa serve un libro", pensava Alice, "senza figure né dialoghi?"

Genere: Classici
Editore: Vari - pagine 312
Listino: €2.50-€15



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Alice nel paese delle meraviglie è un romanzo fantastico di Lewis Carroll, pubblicato la prima volta nel 1865. Il racconto è stato e continua ad essere fonte di ispirazione per adattamenti teatrali e cinematografici, molti vogliono dare la propria versione dei fatti, aggiungere la propria firma allo strabiliante viaggio di Alice. Gli adattamenti spesso fondono insieme anche elementi di Attraverso lo specchio e ciò che Alice trovò, il seguito del paese delle meraviglie. 

Tradotto in 97 lingue, è difficile trovare persone che non conoscano la storia di Alice, in una qualsiasi delle sue forme. Pare che Carroll abbia inventato questa storia durante una gita in barca con le tre figliolette di Henry George Liddell, un illustre grecista del tempo, decidendo in seguito di mettere per iscritto la sua storia regalandola alla piccola Alice Liddell, per la quale aveva una predilezione particolare. Forse proprio questa sua passione per la piccola Alice è il motivo per cui mesi più tardi ci fu una brusca interruzione dei rapporti tra Carroll e la signora Liddell. 

La storia narra delle avventure di Alice, la quale presto annoiata dal libro che la sorella sta leggendo sotto un albero, sogna di seguire un coniglio bianco con tanto di panciotto ed orologio, trovandosi improvvisamente in un mondo di paradossi, nonsensi e assurdità. Il viaggio di Alice all'interno di questo mondo è contornato da imprevedibili e assurde disavventure. La curiosità di Alice la porta ad esplorare questo mondo che lei stessa riconosce come assurdo, fatto di animali parlanti, gatti che appaiono e scompaiono, mari di lacrime, eserciti di carte, stati corporei in continua mutazione e dove i cambiamenti avvengono se si vogliono. Un viaggio che continua anche in attraverso lo specchio, con modalità forse meno imprevedibili e dove la volontà forte di Alice nel voler essere Regina si sostituisce alla totale casualità del paese delle meraviglie. Entrambi però sono costruiti intorno al nonsenso, al capovolgimento della logica, ai giochi matematici e linguistici. Il racconto è arricchito dalle illustrazioni di John Tenniel e vi sono presenti molti poemetti, che spesso sono parodie di poesie dell'epoca vittoriana. Proprio per la sua particolare struttura narrativa e per i numerosi giochi di parole, le traduzioni diventano quasi un nuovo racconto che plasma la sua impronta intorno alle intuizioni dei vari traduttori. Certamente la traduzione italiana di questo libro - come di ogni libro, ma in questo caso particolare in misura maggiore - fa perdere il fascino della creazione di Carroll, perché alcuni giochi linguistici risultano intraducibili perché costruite intorno a delle assonanze fonetiche che in italiano vengono meno se ci si attiene al senso letterale.



Seppur pregno di fascino, Alice nel paese delle meraviglie, che pure abbiamo riletto due volte, ci lascia un sapore amaro, di delusione. Questa è la nostra impressione che non possiamo fare a meno di condividere, ma la sensazione nelle nostre due letture è che questo grande classico della letteratura - che a tratti ha saputo persino annoiarci - venga probabilmente molto sopravvalutato, gonfiato di molti significati in più rispetto a quelli che realmente racchiude, non essendo nemmeno come molti credono un romanzo che esalti la fantasia, perché vi è un continuo richiamo all'ordine e alla fine Alice torna nel suo mondo, ai suoi doveri, anche abbastanza sollevata. Abbiamo trovato molto più affascinante e denso La storia infinita di Michel Ende, tanto per citarne uno. Sì, il fascino visionario di questo romanzo ha certamente contribuito al suo successo, ma davvero gli viene conferito un peso e un onere eccessivo, che probabilmente nell'atto di creazione in quella famosa gita in barca non possedeva ancora. Come accade molto spesso, intorno ad un romanzo di successo avvengono dei ricami postumi che talvolta sono ricercati o persino inventati dagli studiosi stessi, avidi di significati anche laddove spesso la semplicità rappresentativa di una tenera evasione sembra padroneggiare. Persino c'è chi vede in Alice un rimando continuo a Darwin e alla sua teoria: ma davvero il buon Carroll, un pacato docente di matematica molto preparato ma non certo famoso per i suoi brillanti slanci, durante una gita in barca è riuscito a confezionare una storia così ricca di significati? Davvero la ricerca di un significato al momento poteva prevalere il gusto di raccontare una storia inventata al momento per allietare la giornata di tre bambine? Carroll ha messo a disposizione della letteratura la sua notevole abilità logica inventando una storia sì straordinaria nella sua struttura, eppure non così considerevole da poterne fare un simbolo intoccabile e un genio assoluto. Meno cimelio da accademici e più romanzo per ragazzi. Il cinema e il teatro ne hanno giovato più volte traendone spesso spunto, ma non potrebbe essere altrimenti, essendo queste ultime due arti totalmente diverse dall'arte letteraria, dove l'immagine e la spettacolarità delle situazioni ha un'importanza notevole rispetto alla letteratura. Originale, ma probabilmente non un capolavoro.
Matteo Di Stefano

      

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