Così, avevo imparato a guardare il prossimo con gli occhi di mio padre. Con diffidenza, disprezzo... Essere amico delle puttane e parlare con il droghiere arabo, anche se non era arabo - dato che "arabo vuol dire bottega aperta la notte e la la domenica" -, erano cose che serbavo in un cassetto segreto della mia anima, cose che non facevano ufficialmente parte della mia vita.
Genere: Narrativa
Editore: E/O - pagine 111
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Questo è un piccolo libro, talmente piccolo che si può affrontare la sua lettura in un giro di orologio. Piccolo sì, ma non insignificante. Magari non un capolavoro, ma certamente un libro che a qualcuno può lasciare un segno, un piccolo graffito sul cuore che va rispolverato di tanto in tanto dalla libreria per ripercorrerne il breve viaggio.
Mosè è un ragazzino ebreo di 11 anni abbandonato dalla madre che vive con un padre depresso e immobile. Mosè (Momo) si ritrova a stringere amicizia con un commerciante musulmano, un "arabo", al quale era solito sgraffignare qualche scatoletta di tanto in tanto. In una cornice di strade popolari che hanno nomi da fiaba nasce questa amicizia tra il piccolo Momo e Monsieur Ibrahim, un legame intriso di ironia, insegnamenti e saggezza. Monsieur Ibrahim diventa il punto di riferimento per Momo, l'ampolla da cui distillare gocce di vita per poter diventare un uomo. Un rapporto vero e profondo degno delle grandi fiabe, forse un po' frettoloso per la densità di significati e valori che avrebbero potuto emergere ulteriormente.
Una favola che si pone come un romanzo educativo e affronta il problema del multiculturalismo. Due religioni che si incontrano, due punti di partenza che arrivano alla stessa destinazione, verso una condivisione e conoscenza puramente umana nel rispetto reciproco. La storia ci fa assaporare sapori lontani nel tempo, quando ancora una convivenza si credeva possibile, distante da quel clima di terrore psicologico in cui la diversità ci ha fatto piombare dagli inizi del 2000 ad oggi. Soprattutto oggi quando dici "arabo", dici "mostro", soprattutto oggi questo libro con la sua carica di sogno, speranza e tolleranza andrebbe scoperto e tenuto in libreria.
Matteo Di Stefano
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