Questo è il classico libro del quale tutti vi parlano e che prima o poi sarete costretti a leggere. Sfido chiunque di voi a dirmi che almeno una volta un amico non gli abbia detto "dovresti leggere Fahrenheit 451”. Un cult, senz'altro, un libro che potrebbe essere parente di 1984 di Orwell. Due libri, due autori, due storie diverse ma che hanno in comune la presenza di un governo autoritario intenzionato a mettere fuori legge il pensiero e controllare ogni ambito relazionale, emotivo ed esistenziale degli individui.
Il successo, oltre all'intuito e alle capacità letterarie, è dovuto al fatto che un tale mondo rientra sia tra le grandi paure degli uomini liberi sia tra le utopie negative degli uomini di potere.
Un individuo sciatto, bombardato da suoni e immagini irreali, senza il minimo contatto con sé stesso, plagiato da una verità costruita dall'alto ed inculcata nelle teste attraverso le tecnologie di comunicazione. Un "non-pensiero" che si riflette nella "non-azione", nella totale dipendenza dalla tv, dal lusso, da tutta una serie di oggetti che creano l'illusione della felicità; rimedi contro la noia, mere illusioni che allontanano da sé stessi, dalla propria capacità critica e di riflessione, dalle proprie pulsioni introspettive: quel tanto di riflessione necessaria a far tremare i capi di stato. Leggendo questo libro siamo noi a spaventarci: un mondo senza libri è il nostro terrore più estremo e, sebbene descriva uno scenario apparentemente visionario, le sue basi sono legate al sentimento e alla paura popolare. I libri sono fuori legge in molti regimi ma anche laddove fortunatamente c’è libertà di lettura, il mondo della carta stampata è costantemente minacciato dai bagliori luccicanti del circo delle meraviglie (più comunemente noto come TV).
Scritto nel 1951 da Ray Bradbury, autore americano di racconti e romanzi di fantascienza, Fahrenheit 451 (ovvero la temperatura alla quale brucia la carta) è sì un romanzo di fantascienza, ma anche un po' il frutto di un’estasi visionaria e direi profetica dell'autore: un mondo schiavo della meccanizzazione, tra segugi meccanici e grandi impianti televisivi, moderne conchiglie che possono rispecchiare i moderni I-pod, auto sfreccianti sull'asfalto. In questo monopolio della tecnologia i libri sono considerati pericolosi e illegali. E non mancano figure romantiche come gli uomini-libro: uomini che imparavano a memoria i testi per non far morire la cultura.
Protagonista è Guy Montag, milite del fuoco che invece di spegnere gli incendi li appicca. I pompieri hanno il compito di bruciare tutti i libri in circolazione e con essi la casa di chi li possiede. È la legge. È per la felicità dell'uomo che tutto questo avviene: l'uomo non ha bisogno di perdersi nelle parole, perché i libri rendono tristi. L'uomo ha tutto ciò di cui necessita per la sua felicità: pareti-televisioni che trasmettono telenovele senza trama, macchine che corrono a gran velocità perché la velocità inibisce il pensiero, conchiglie da tenere nelle orecchie che trasmettono continue vibrazioni: parole colmanti il vuoto.
Ma è felice davvero l'uomo? Questo si chiede Montag dopo l'incontro con Clarisse, stravagante ragazza sparita misteriosamente. Il mondo inizia ad apparirgli ovattato, vuoto, spento, pieno di persone che vivono come macchine, che dicono di volersi bene ma non si conoscono. Illusioni viventi di un mondo irreale. Felice? No: sedato quel tanto che basta per non accorgersi della propria infelicità.
Cosa c'è allora nei libri? viene da chiedersi. E perché quelle persone ne sono così innamorate tanto da farsi bruciare con essi piuttosto che vivere senza? - "Nei libri c'è la nostra vita. Quella stessa vita che viviamo, ma solo grazie ai libri riusciamo a scoprire" risponderà Faber, ex docente universitario che assumerà un ruolo cruciale per la storia del romanzo e per Montag.
Un'ascesa inevitabile di domande porterà Montag a rompere il suo precedente sistema di credenze, le stessi di cui si era nutrito fino al suo incontro con Clarisse e che sembravano potessero garantirgli la felicità. Montag rompe totalmente con sé stesso e con la legge, ma non passerà inosservato. Ormai ha capito: non può fermarsi e la sua è voglia di una rivoluzione che porti l'uomo a recuperare il contatto con sé stesso e con il naturale piacere dello sfogliare un libro, in silenzio, riempiendosi le narici del suo odore, quell’odore che è vita.
Recensione a cura di Alessandro Giova
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