lunedì 27 luglio 2015

HAMAS - Paola Caridi

Gaza è una città dove tutto è normale, ma dove la normalità non è altro che finzione. Una città normale, sospesa su una nuvola. Lontano, oltre quella striscia, c'è il mondo, il resto del mondo che per i palestinesi a volte è un mito, a volte un ricordo, sempre una nostalgia. Gaza è il luogo del tempo sospeso, un limbo fatto di case che si susseguono a case. 

Genere: Politica
Editore: Feltrinelli - pagine 281
Listino: €15 (sconti fino al 15%)

Acquista online 



Pubblicato per Feltrinelli nel 2009, Hamas è il frutto dell'intenso lavoro di Paola Caridi, storica e giornalista, teso a tracciare la storia dei primi vent'anni del movimento di resistenza islamico, dalla sua fondazione alle elezioni del 2006, democraticamente vinte da Hamas, creando l'agitazione a livello internazionale. Il libro, oltre a muoversi nel cuore del conflitto israelo-palestinese, restituisce un Hamas diverso, diverso da come la propaganda dei media occidentali lo dipinge. Per chi non è aggiornato sulle cronache mediorentali, basando la propria conoscenza solo su telegiornali e stampa, questo libro costituisce senz'altro un utile volumetto, un punto di partenza per iniziare a capire uno dei nodi più spinosi e tristi della storia contemporanea, magari poi approfondire da altre fonti e sviluppare ulteriori strumenti di conoscenza per seguire gli eventi. Per noi questo libro è stata la spinta ad una piccola donazione mensile che facciamo ai profughi palestinesi. 

Innanzitutto una premessa: Hamas non è un movimento terroristico - spiega la Caridi già dalle prime pagine - bensì un movimento politico che ha usato il terrorismo in diverse fasi della sua storia ventennale. La narrazione è un viaggio a ritroso, che muove i suoi passi nel 1987, data in cui Hamas inizia il suo percorso all'interno della società palestinese. Hamas è prima di tutto un movimento di resistenza contro la forza occupatrice, un movimento vicino al popolo palestinese, un popolo fatto di campi profughi e nessuna auto-determinazione, un popolo che improvvisamente si è visto cacciare dalle proprie terre: Hamas è anche la risposta più vicina alla società civile palestinese, nasce nei campi profughi e per i primi anni della sua storia si impegna soprattutto a livello sociale, fornendo assistenza e aiuti ad una delle popolazioni più disperate del pianeta. Accanto a questo c'è l'azione di resistenza all'interno dei territori occupati, c'è l'educazione del buon musulmano, c'è l'istruzione, c'è la coltivazione di uno spirito nazionale all'interno della società civile oppressa dall'occupazione. Hamas è così che nasce, e cresce, dalla gente per la gente. Poi c'è stata la strage di Hebron da parte di un terrorista israeliano che ha dato il via alla stagione degli attentati all'interno del territorio israeliano, quaranta giorni dopo il massacro di Hebron. Hamas si è poi vista inserire all'interno delle organizzazioni terroristiche da parte della comunità internazionale. Eppure - e questo la Caridi non lo dice espressamente - nel singolo che si fa esplodere c'è una rivolta disperata, una rivendicazione di libertà, ed è forse meno terroristico del terrorismo di stato di Israele compiuto all'interno dei territori palestinesi. Arresti, assassini politici, la storia prosegue così, ma Hamas non si piega, la sua struttura che nasce dal basso gli conferisce forza e si arriva al 2006, quando le elezioni fortemente volute dalla comunità internazionale, fanno emergere inaspettatamente vincitore Hamas. Da allora Gaza precipita nell'inferno. La comunità internazionale, i poteri forti che credono nella democrazia solo quanto a vincere è chi vogliono loro, fa di tutto per sabotare il risultato delle elezioni democraticamente svoltesi in Palestina. Si tenta di destabilizzare e delegittimare il voto, si arma e addestra Fatah (partito sconfitto) e infine l'embargo e il blocco degli aiuti umanitari e finanziari, che per un territorio privo di una struttura statale, di una propria moneta, significa isolamento, morte e desolazione, crescita della frustrazione sociale e del desiderio di rivalsa. Di questo e di altri retroscena politici mette al corrente questo libro, crediamo abbastanza onesto, che ridimensiona non solo l'immagine di Hamas - che pure aveva un programma riformista, una squadra di ministri laureati, obiettivi prima di tutto per il benessere della società palestinese e, si legge, la creazione di uno stato di diritto; Hamas che più volte ha proposto una tregua, che pure è arrivato al riconoscimento de facto di Israele con l'accettazione dei confini in base alla risoluzione del 1967 - ma anche quella di Israele e altri attori politici come UE e USA. Spesso, la pace, a rigettarla è stata proprio Israele; spesso la tregua è stata rotta proprio da Israele, con una scusa od un'altra. La verità poi è sempre stata distorta. E intanto arrivano soldi, armamenti proprio allo stato ebraico, contro una popolazione che priva di genere alimentari e beni di prima necessità si difende a colpi di pietra recuperati dalle macerie, o con i lanci di razzi artigianali Qassam. Hamas insomma è la risposta di una popolazione al limite in cerca della sua dignità umana e politica, della sua legittimazione internazionale. Ma a qualcuno certe situazioni non piacciono e con questo libro si capisce un po' di più su chi muove i fili non solo dei propri governi ma dell'intera politica internazionale.

Tradotto anche in inglese, il libro è stato messo sotto accusa da alcuni pensatori per alcune inesattezze, tacciato di essere un libro pro-israele e propagandistico. Noi tuttavia ci scorgiamo un attenta analisi storiografica, intellettualmente onesta senza pendere dall'una e dall'altra. Tra Hamas e Israele chi esce più danneggiato in queste pagine è certamente Israele. Tra le cose che vengono criticate a Paola Caridi, è l'uso di un linguaggio tipico del regime Israeliano (ad. esempio si parla di "arrestati" e non di "sequestrati", si parla di assassini mirati degli elementi di Hamas senza soffermarsi troppo sui civili palestinesi uccisi in questi attacchi, donne e bambini compresi; oppure, come fa notare Asa Winstanley, la Caridi parla di "Colpo" di Hamas a Gaza, quando invece ha vinto regolari elezioni ed è stato poi ostacolato da Fatah, Israele, USA e UE "[US Army General Keith] Dayton was in charge of a $59 million assistance program … [aimed at] re-arming Fatah and training the Presidential Guard";  per leggere l'intero articolo critico clicca qui). Ad ogni modo un libro interessante, prezioso, che costituisce una prima base di conoscenza e racconta una storia diversa rispetto a quella che conosciamo dai media, offrendo anche un motivo di approfondimento su altri temi cruciali del conflitto (ad esempio sui tunnel sotterranei lungo il valico di Rafah, che permettono di portare beni di prima necessità dall'Egitto a Gaza). Ci rendiamo conto anche che forse a volte un certo linguaggio definito "propagantistico" dai più colti è un compromesso necessario se si vuole pubblicare in occidente con una delle principali case editrici, le menti critiche sapranno certamente cogliere il senso e l'onestà dell'opera della Caridi. Le altri menti forse neanche riuscirebbero a comprarlo un libro su Hamas. Senza tale compromesso forse non ci sarebbe neanche il libro tra gli scaffali.

Parola Caridi (1961), giornalista e storia, vive in Medio Oriente e nel mondo arabo dal 2001, prima al Cairo e poi a Gerusalemme, da dove ha seguito giorno per giorno le vicende palestinesi degli ultimi anni. Paola Caridi dal 2008 cura e gestisce anche un blog dal titolo Invisible Arabs

Alessandro G.

Nessun commento:

Posta un commento